lunedì 12 ottobre 2009

Istituito a Firenze il registro dei testamenti biologici: un atto di amministrazione laica

(di Paolo Sarti)

6 ottobre 2009: il Consiglio Comunale di Firenze ha approvato l´istituzione del registro dei testamenti biologici con 26 voti a favore e 18 contro: tra i contrari tutta l'opposizione di centrodestra e tre consiglieri del Pd.

Il Consiglio Comunale di Firenze ha semplicemente detto sì all´istituzione di un “registro” delle dichiarazioni di fine vita (come già in Toscana avevano fatto i comuni di Calenzano e Pisa, dove peraltro è previsto anche un archivio dei testamenti).

Firenze non istituisce un archivio pubblico delle ultime volontà di cura in caso di gravi malattie, ma semplicemente un elenco dei cittadini residenti che abbiano già depositato presso un notaio o un altro fiduciario il loro testamento biologico e decidano liberamente di darne segnalazione al proprio Comune.

Un elenco, insomma, «di avvenuta redazione di testamento biologico» - come recita testualmente la delibera approvata - che garantisca la certezza della data di presentazione e la fonte di provenienza. Il registro non sarà di pubblico dominio, piuttosto sarà accessibile ai medici che vogliano sapere se un loro assistito, in assenza di comunicazioni o informazione da parte della famiglia, abbia o meno depositato una «dichiarazione anticipata di volontà» per consultarla.

E’ bene ricordare che, come non è obbligatorio redigere un testamento biologico tanto meno sarà obbligatorio comunicare che lo si è fatto iscrivendosi a questo registro comunale.
In altri termini: chi vorrà fare un testamento biologico sarà libero di farlo e potrà darne notizia al Comune di residenza perché siano consultabili al bisogno le sue volontà, sulla cui datazione e veridicità si farà garante il Comune stesso, senza costringere i suoi cittadini ad affrontare le spese notarili di deposito.

Ma allora: da dove trae origine il turbamento delle opposizioni politiche, e di alcuni consiglieri PD che si astengono o addirittura votano contro, e della Chiesa, che dopo appena un’ora dall’approvazione esordisce con la dura presa di posizione della curia di Firenze (e quindi dell’arcivescovo Giuseppe Betori) che bolla il registro come «un atto ideologico, illegittimo e privo di efficacia giuridica »?

«La città - c’è scritto nella nota dell’Arcidiocesi - si ritrova ad essere ridotta a uno strumento di fughe ideologiche, offrendo nuovi pretesti di divisione, non rispettando la sensibilità di non pochi dei suoi cittadini ».

Cosa dà scandalo e urta la sensibilità cattolica: un registro con le volontà di altri? Scandalizza la libertà di espressione, la scelta di un pensiero diverso, ateo e non religioso? Vogliono rendere obbligatorio per legge credere? Se così fosse non possiamo che rallegrarci del fatto che finalmente anche Firenze si sia dotata di questo, seppur piccolo, strumento di civiltà, fondamentale per l'affermazione del principio di laicità.

Per "Dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari" (il cosiddetto “testamento biologico”) si intende un documento legale che permette di indicare in anticipo i trattamenti medici che ciascuno intende ricevere o rifiutare in caso di incapacità mentale, di incoscienza o di altre cause che impediscano di comunicare direttamente e in modo consapevole con il proprio medico.

La persona che lo redige nomina un fiduciario per le cure sanitarie che diviene, nel caso in cui la persona diventi incapace, il soggetto chiamato ad intervenire sulle decisioni riguardanti i trattamenti sanitari stessi.

Il diritto del cittadino italiano a scegliere su questa materia esiste non perché, come dice sarcastico e irritato sulle pagine del suo blog il tecnologico don Paolo Pedrini (creatore di PRAYBOOK, un’applicazione per la condivisione della preghiera su Facebook), “il parlamentino di Firenze” si è permesso di deliberare, ma perché una ricca ed autorevole legislazione in merito lo sancisce da tempo.

Pur non essendoci ancora in Italia una legge specifica (come invece c'è negli Stati Uniti, fin dal 1991, ed in molti Paesi europei), esistono norme nazionali ed internazionali cogenti oltre ad un’autorevole giurisprudenza, che riconoscono valore ai testamenti biologici.

Basti pensare innanzitutto all'articolo 32 della Costituzione, che stabilisce che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" e che "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Questa norma costituzionale configura per tutti i cittadini quello che i giuristi definiscono un "diritto perfetto", che cioè non ha bisogno di leggi applicative per essere esercitato.

Parimenti, l'art. 13 della Costituzione afferma che "la libertà personale è inviolabile", rafforzando il riconoscimento della libertà e indipendenza dell'individuo nelle scelte personali che lo riguardano.

Tuttavia, il problema si pone - come dimostrato dalla drammatica vicenda di Eluana Englaro - nei casi in cui per diverse ragioni il malato perda la capacità di esprimere la propria volontà di rifiutare determinate terapie.

In tali casi bisogna però considerare la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, secondo la quale il consenso libero ed informato del paziente all'atto medico è considerato come un diritto fondamentale del cittadino afferente i diritti all'integrità della persona (titolo 1, Dignità, art. 3 Diritto all'integrità personale) e la Convenzione sui Diritti Umani e la biomedicina di Oviedo del 1977, ratificata con Legge 145/2001, la quale sancisce all'art. 9 che "i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la propria volontà, saranno tenuti in considerazione".

Il nuovo codice di Deontologia medica adottato dalla Federazione Nazionale dei Medici chirurghi ed odontoiatri, inoltre, dopo aver precisato all'art. 16 che "il medico deve astenersi dall'ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa attendere un beneficio per la salute del malato...", all'art. 35 sancisce che "il medico non deve intraprendere attività terapeutica senza l'acquisizione del consenso esplicito ed informato del paziente... In ogni caso, in presenza di un documentato rifiuto di persona capace, il medico deve desistere da atti curativi, non essendo consentito alcun trattamento medico contro la volontà della persona."

Inoltre all'art. 38 si afferma che "il medico deve attenersi,... alla volontà liberamente espressa dalla persona di curarsi. Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà deve tenere conto, nelle proprie scelte, di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato."

Da ultimo, è opportuno citare le recenti decisioni della Corte di Cassazione n.21748, della Corte di Appello di Milano n.88 del 2008 e della Corte Costituzionale n.334 del 2008, relative proprio al caso Englaro. La Corte di Cassazione, in particolare, ha attribuito massima importanza alla volontà del malato, affermando che il legale rappresentante agisce nell’interesse dell’incapace e, una volta accertato che la condizione di stato vegetativo è irreversibile, deve portarne a termine la volontà potendo dedurla dalla sua personalità, dal suo stile di vita, dalle sue inclinazioni, dai suoi valori di riferimento e dalle sue convinzioni etiche, religiose, culturali e filosofiche.

Direi che c’è abbastanza fondamento in diritto e in giurisprudenza per informare e forgiare una legge ad hoc anche per il nostro Paese. Quello che è certo è che il Consiglio Comunale di Firenze non ha forzato o anticipato nessun legislatore, ha solo istituito un registro per il cittadino che intendesse utilizzarlo con modestia e rispetto delle leggi e dei diritti.

Oramai, però, siamo al paradosso che una buona parte dei cittadini italiani e dei politici che li rappresentano pensa che ciò che “io non voglio per me” (per paura, pensiero politico, motivi religiosi) non lo debbano volere neanche tutti gli altri. E nel caso invece lo volessero, per impedirglielo si trasformano certe scelte in reati! Insomma, se questa visione politica perdura, mi toccherà credere nell’aldilà per non ritrovarmi una sanzione o i carabinieri sotto casa?

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